07 marzo 2016

Recensione: "Abbracciami più forte" di Marilena Boccola



Simone è il neo direttore di un’importante Fondazione bancaria; tuttavia, il successo professionale non riesce a ripagarlo dall'amarezza che gli ha lasciato la relazione con la direttrice alla quale è succeduto. Ora che lei se ne è andata, non si sente ancora pronto a cedere all'attrazione che in fondo prova per Martina, una ragazza intelligente e spigliata che non nasconde l’interesse nei suoi confronti e che con pazienza torna ogni volta da lui, cercando di farsi addomesticare come la volpe del “Piccolo Principe”.
Martina ha un master in editoria digitale, è al suo primo vero lavoro e, soprattutto, ha sette anni meno di lui. "E’ solo una bambina…" si dice Simone, anche quando i suoi occhi profondi e scuri si posano sul corpo slanciato di lei, sui suoi seni appuntiti sotto alla maglietta, sulla bocca innocente che desidererebbe schiudere in un bacio appassionato… Però non è come con Anna Laura, con lei la passione si confonde con la tenerezza, la semplice amicizia si mescola ad un sentimento ancora difficile da ammettere, eppure Simone non vuole rischiare di perdere la testa e di soffrire ancora una volta…
"Accidenti a te!" Pensa, rivolto all'amico Fabio che gli chiede di intercedere con la ragazza, affinché la sua amica Carlotta torni a parlargli, anche se Fabio sa bene di aver sbagliato. In più, ci si mettono il collega gay Luca, la madre, la sorella, il nipotino Francesco, la nonna di Mantova, due scheletri preistorici abbracciati e persino Mirò… tutto sembra concorrere perché i pretesti per vedersi e stare insieme si trasformino in rituali che creano legami, anche se Simone non è per niente convinto che sia il caso…

- … che cosa vuol dire “addomesticare”?

- È una cosa da molto dimenticata. Vuol dire “creare dei legami”…

- Creare dei legami?

- Certo – disse la volpe – tu finora per me non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno l’uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo


Antoine de Saint-Exupéry – Il Piccolo Principe


Il romanzo racconta la storia d'amore tra Simone e Martina, lui 33enne bancario e lei 26enne impiegata in un negozio di libri. È una vicenda che non tratta nulla di straordinario, ambientata nella provincia italiana e basata su una storia d'amore che potrebbe riguardare la vita privata di ciascuno di noi o di qualunque nostro amico o conoscente, ma che proprio per questo possiede un tocco di realismo spesso sconosciuto ai romanzi di questa categoria, i quali narrano in genere vicende con ambienti e protagonisti americani o anglosassoni, spesso anche molto surreali.


La semplicità dei protagonisti dà particolare valore al romanzo, che scorre fluido attraverso il linguaggio sciolto e coinvolgente dell'autrice, bravissima nel rappresentare i propri personaggi con quel tocco di spontaneità che instilla in loro una tale vivacità da farli sembrare veri.
Curioso vedere, una volta tanto, un'autrice scrivere un romance affrontandolo dal punto di vista maschile e non da quello del proprio genere. Impossibile, come uomo, non amare la dolcezza e la femminilità di Martina, mentre le lettrici, proprio grazie all'inusuale punto di vista della storia,  avranno la possibilità di apprezzare le debolezze e i dubbi di Simone, il bello di turno, tormentato da una storia d'amore appena conclusa e timoroso di soffrire ancora nell'abbandonarsi a una nuova avventura tra le braccia di una ragazza di sette anni più giovane di lui. Grazie a ciò, il protagonista maschile si presenta ben più vivo e credibile rispetto ai tipici personaggi di questo genere, di solito raffigurati soltanto come scultorei adoni dediti all'unico scopo di soddisfare ogni recondita passione dell'affamata protagonista di turno.
Unico appunto che mi sento di muovere all'autrice, sotto quest'aspetto, è l'insistere troppo sulla titubanza del 33enne protagonista riguardo l'età della sua fiamma 26enne, che apostrofa spesso come poco più che bambina, o ragazzina. Francamente mi pare che i sette anni di differenza tra i due siano a quell'età più che nella norma e che una tale prerogativa da parte del protagonista maschile sarebbe da rimarcare con forza, quasi come si trattasse di una sua turba psichica. Una ragazza di ventisei anni è una donna già fatta e compiuta, non la si può reputare a cuor leggero una ragazzina.


È piacevole il gioco basato sulla descrizione alternata delle sensazioni intime dei due protagonisti, anche se in ciò, una volta tanto, manca un poco la parte femminile, perché le riflessioni e le reazioni di Martina sono lasciate un po' nel vago e la ragazza appare un po' incerta e poco credibile nelle proprie motivazioni. All'interno del romanzo ci sono pure scene di sesso esplicito, descritte però con un linguaggio delicato che lascia spazio all'immaginazione del lettore più che illustrate come ci si trovasse sul set di un porno movie.
Ho apprezzato anche la narrazione in terza persona, per nulla invadente, che sostituisce il racconto in prima persona di cui sovente in questo genere si abusa, perché spesso manda in confusione il lettore facendolo rimbalzare come una pallina da tennis dai pensieri di un personaggio a quelli dell'altro.
Concludendo, direi che si tratta di un romanzo per chi ama le storie d'amore dirette e senza tanti fronzoli, reali e non troppo mistificate. Una storia che dà spazio anche alla caratterizzazione di alcuni simpatici personaggi collaterali, uno fra tutti la nonna del protagonista maschile, la quale si rivolge al nipote parlando sempre in dialetto mantovano.
Interessante anche l'ambientazione nella città di Virgilio, rappresentata attraverso gli occhi dei protagonisti. È così ben descritta e tanto affascinante da farmi venir voglia di tornare a visitarla al più presto






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